La risposta culturale alla crisi

atene

Prima di arrivare qui, pensavo di trovare una città dimessa e provata dalla crisi – che ovviamente si sente – però i greci hanno carattere… Gli artisti stanno reagendo con l’energia che mi ricordavo, di più di 10 anni fa, che è rimasta e si è consolidata nella creatività e negli spazi dell’arte che si sono moltiplicati

 

La vita ad Exarchia

Exarchia

Qui ad Atene vivo ad Exarchia, il quartiere anarchico in cui la polizia difficilmente mette piede. Il mio appartamento è proprio vicino al Politecnico… 
Il Politecnico di Atene è la facoltà di Architettura, dove nel 1973 – sotto la dittatura dei colonnelli – c’è stata la dura rivolta degli studenti che chiedevano “pane, istruzione e libertà”.
Forse non è un caso che il mio viaggio riparta proprio da questo posto..

Dal 17 Novembre del ‘73 – il giorno della mattanza degli studenti – tutte le Università della Grecia sono diventate un posto “franco” – come le Ambasciate – la polizia non può entrare e ovviamente dentro succede di tutto… le molotov continuano a brillare come fuochi d’artificio, ogni sabato sera quando rientro casa.

L’aeroporto dismesso Hellenikon

Hellenikon

L’areporto di Atene Hellinikon è stato chiuso un decennio fa, dopo 60 anni di onorato servizio. Nel 2001 in vista dei giochi Olimpici fu abbandonato in favore del nuovo… I giorni di gloria restano lontani, fu progettato nel dal famoso architetto di origine finlandese Eero Saarinen tra il 1960 e il 1969. Nel tempo è diventato una tendopoli per accogliere i profughi ed attualmente è in stato di completo abbandono. Sulle piste restano fermi gli aerei di Onassis della Olympics Airways… oggi l’aeroporto è al centro di una battaglia tra chi vuole farci un resort di lusso e chi vuole privatizzare tutto il terreno con il supporto di investitori provenienti dalla Cina e dagli Emirati Arabi.

La linea del Mediterraneo ad Atene

atene

Sono arrivata ad Atene da ormai più di una settimana la linea del Mediterraneo è sempre più netta segnata dal celeste del cielo ed il bianco delle case che brillano per tutti i pannelli solari disseminati sui tetti della città…

Girando in lungo ed in largo dal centro di Atene verso la costa del Pireo si incrociano molte fabbriche chiuse o abbandonate, sono come i relitti del cimitero delle barche che ho visto a Eleusi. Restano delle cattedrali nel deserto, dei luoghi distopici dove il sole batte sul silenzio di macchinari ormai fermi. Non conviene più lasciare attivo un luogo che ha troppi costi di manutenzione, così dopo il 2008 molte fabbriche sono diventate mute, rassegnate al loro destino…

1 maggio lungo la Breadline

On-the-breadline,-photos-from-the-set,-Belgrade.-Courtesy-of-the-artist

Buon Primo Maggio lungo la breadline!
Si, è per il pane che combattiamo, ma noi combattiamo anche per le rose! Mentre marciamo e marciamo, noi portiamo giorni grandiosi. La riscossa delle donne significa la riscossa dell’umanità. Non più chi si massacra di lavoro e chi ozia, i tanti che soccombono alla fatica e i pochi che riposano, ma la condivisione delle glorie della vita: pane e rose! Pane e rose!“🌹

Nella Ex -Yugoslavia esisteva una forte tradizione femminista nata durante la metà degli anni 70 con la creazione del gruppo “Zena i Drustvo” (Società delle Donne) che si ispirava al Marxismo, seguiva le teorie post-strutturaliste del femminismo francese, della psicologia e dalla nuova antropologia ma faceva anche riferimento alla tradizione partigiana Yugoslava che si basava su teorie di emancipazione delle donna.
Di tutto questo resta ben poco e anche nei Balcani non esiste ad oggi parità di diritti nella donna sia nel lavoro che nella società in generale rispetto all’uomo. Anche nelle manifestazioni di piazza le donne vengono strumentalizzate secondo gli stereotipi cari alla politica di Vucic.

In conversazione con Alekandra Mijalokovica giornalista del quotidiano serbo Politika, Belgrado Aprile 2019

Il confronto di due ore che ho avuto Aleksandra Mijalokovic del Politika – il miglior quotidiano serbo – nella grande sala delle conferenze di questo storico giornale serbo, mi è rimasto cucito addosso. Ci siamo incontrate sulla mia breadline, lei mi ha chiesto in modo approfondito le ragioni del mio progetto.. il suo feedback è stato molto utile e positivo per capire ancora una volta un territorio così complesso.

La Sava ed il Danubio si prendono per mano in un punto preciso di Belgrado, questa strada d’acqua arriva nel Black sea e poi corre verso Istanbul la mia prossima tappa.
L’acqua è uno specchio su cui riflettere, ragiono su tutto quello che questo territorio così complesso si porta dietro. In lontananza vedo i palazzi dalla Nuova Belgardo / Novi Beograd che hanno lasciato il segno della Repubblica Socialista Federale della Jugoslavia nell’architettura “brutalista” il béton brut. Il mio sguardo si ferma però su un nuovo complesso chiamato Waterfront: in una notte hanno sfrattato dalle case le persone che abitavano lungo il fiume per dare spazio a questo “progetto di rinascita sull’acqua”. Il miraggio del capitalismo sta cancellando l’identità di questo paese.
Il Danubio silenziosamente ci parla ancora, trasportando tutti questi pensieri.

Segno la Breadline seguendo la linea tracciata dello scrittore serbo-croato Predrag Matvejević nel suo libro Pane Nostro chiarisce bene: «mi sono reso conto di come culture lontane avessero nel grano delle radici in comune. È la storia delle prime farine dei nomadi, delle sacche dei viandanti e del pane dei frati: che è lo stesso dei mendicanti e dei carcerati»

L’acqua è uno specchio su cui riflettere

onthebreadline_belgrado

La Sava ed il Danubio si prendono per mano in un punto preciso di Belgrado, questa strada d’acqua arriva nel Black sea e poi corre verso Istanbul la mia prossima tappa.
L’acqua è uno specchio su cui riflettere, ragiono su tutto quello che questo territorio così complesso si porta dietro. In lontananza vedo i palazzi dalla Nuova Belgardo / Novi Beograd che hanno lasciato il segno della Repubblica Socialista Federale della Jugoslavia nell’architettura “brutalista” il béton brut. Il mio sguardo si ferma però su un nuovo complesso chiamato Waterfront: in una notte hanno sfrattato dalle case le persone che abitavano lungo il fiume per dare spazio a questo “progetto di rinascita sull’acqua”. Il miraggio del capitalismo sta cancellando l’identità di questo paese.
Il Danubio silenziosamente ci parla ancora, trasportando tutti questi pensieri.

Segno la Breadline seguendo la linea tracciata dello scrittore serbo-croato Predrag Matvejević nel suo libro Pane Nostro chiarisce bene: «mi sono reso conto di come culture lontane avessero nel grano delle radici in comune. È la storia delle prime farine dei nomadi, delle sacche dei viandanti e del pane dei frati: che è lo stesso dei mendicanti e dei carcerati»