Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò…
Sono alla Ex Fiera del Mediterraneo che per anni ha rappresentato un luogo di svago, di condivisione e di speranza verso il futuro dei palermitani. La Fiera raccoglieva i grandi espositori, 83000 mq, che in diversi enormi capannoni mostravano le novità sul mercato.
Tra oggetti avveniristici legati al progresso, panini e panelle e altro cibo esotico esposto dai padiglioni Arabi, in dotazione alle Ambasciate straniere, le domenica in famiglia si consumava in questo posto. Le grandi speranze si sono guastate con il tempo, attualmente resta solo il padiglione 20 utilizzato solo per qualche iniziativa.
Dall’alto vigila il monte Pellegrino con il castello Utveggio, quest’ultimo è considerato l’occhio che controlla la città. Negli anni duri della Palermo delle stragi si presume che il castello possa essere stato una “sede occulta” e che l’esplosivo di via d’Amelio – del giudice Borsellino – possa essere stato innescato da un telecomando a distanza proprio da questo posto.
Cammino in tra le strade alberate della fiera, dove la natura è esplosa letteralmente cercando di riprendersi la morte che l’uomo ci ha buttato sopra. L’incuria e l’abbandono hanno generato una sorta di giardino selvatico – caro a Gilles Clement – quasi un Antropocene al contrario. È l’unica città in cui sento forte questo legame con una natura ribelle e istintiva che racconta bene del carattere resistente di questa gente.